A CARTE SCOPERTE con Andrea Garota

Nel Regno del Musical, ogni eroe ha la sua voce, e ogni voce ha il potere di cambiare le cose.
Oggi, a Carte Scoperte, accogliamo con fierezza una protagonista che ha saputo trasformare il palcoscenico in un manifesto di energia, sogno e verità: Andrea Garota.

Volto, cuore e voce di Tracy Turnblad nella nostra versione italiana di Hairspray, Andrea ha portato in scena non solo un personaggio, ma un’idea di rivoluzione gentile, di bellezza fuori dagli schemi, di danza contro i pregiudizi.
Dalla potenza emotiva di Spring Awakening (in Italia e a New York!) alla travolgente gioia di vivere di Tracy, ci siamo lasciati trasportare dalle sue parole, tra confessioni, sfide e sogni.

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Andrea, interpretare Tracy Turnblad in Hairspray è un ruolo iconico e impegnativo. Come ti sei preparata per incarnare un personaggio così energico e simbolico?

Interpretare Tracy è sicuramente stata una sfida meravigliosa e una responsabilità enorme. È un personaggio a cui tengo molto e che mi ha dato tanto.

Per prepararmi ho lavorato molto sia a livello fisico che emotivo: ho curato in particolare la resistenza e l’energia, perché Tracy è sempre in movimento e trasmette una carica contagiosa. Questo richiede un grande controllo tecnico e quindi tanto allenamento, soprattutto perché per tutto lo spettacolo non fa altro che ballare e cantare contemporaneamente.

A livello emotivo, entrare in sintonia con lei è stato sorprendentemente naturale: è una persona fresca, genuina e piena di entusiasmo. Per certi lati del suo carattere mi sento molto simile a lei, e questo mi ha aiutato a renderla ancora più mia.

Hairspray affronta tematiche importanti come l'inclusione e l'accettazione di sé. me hai vissuto personalmente questi messaggi durante la tua interpretazione?

Assolutamente sì.

Hairspray per me non è solo divertimento ed energia, ma una vera e propria dichiarazione d’amore per la diversità e per la libertà di essere sempre sé stessi.

Tracy è un personaggio che si ama per quella che è e che lotta per un mondo più giusto. È incredibile come, scena dopo scena, si sia radicata dentro di me, lasciandomi un po’ di tutto quell’amore che lei ha da offrire.

Grazie a lei e allo spettacolo, ho capito quanto sia importante accettarsi, valorizzarsi e avere il coraggio di alzare la voce, anche quando la battaglia che si sta affrontando non ci riguarda direttamente, ma sentiamo di poter fare qualcosa per aiutare.

La me di qualche anno fa non crederebbe a quanto coraggio, sicurezza e fiducia in me stessa io abbia acquisito da quando ho l’onore di far parte di uno spettacolo così speciale.

Hai fatto parte del cast di Spring Awakening sia in Italia che a New York. Cosa hai imparato da queste esperienze internazionali?

È stata un’esperienza incredibile, sia a livello artistico che umano. Fare parte di Spring Awakening in Italia è stato già qualcosa di speciale, ma portarlo anche a New York è stato pazzesco. Mi sono trovata a lavorare con persone di culture diverse, con approcci anche molto diversi al teatro, e questo mi ha aperto tantissimo la mente. Ho imparato a mettermi in gioco in modo nuovo, in un contesto completamente diverso da quello a cui ero abituata e questo mi ha fatto crescere tantissimo. È stata un’esperienza che mi porterò sempre nel cuore.

Spring Awakening è noto per la sua intensità emotiva e tematiche profonde. Come hai gestito l'impatto emotivo di questo spettacolo sul palco e fuori?

Spring Awakening è uno spettacolo tosto, ti sbatte in faccia emozioni forti, anche quelle che magari cerchi di evitare.

Per me è stato quasi come una terapia: mi ha fatto tirare fuori tante cose che avevo dentro da tempo, senza nemmeno saperlo. A volte finivo lo spettacolo stanca, ma con la sensazione di aver lasciato andare qualcosa. È un’esperienza che ti segna, nel bene.

Il teatro musicale richiede una combinazione di canto, recitazione e danza. Quale di queste discipline senti più affine e quale ti ha messo maggiormente alla prova?

Fin da piccola la danza ha sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato prestissimo ed è sempre stata la mia più grande passione, oltre che una vera valvola di sfogo. Verso gli undici anni ho deciso di addentrarmi nel mondo del musical: me ne sono innamorata e non l’ho più lasciato.

Probabilmente il canto è stata la mia sfida più grande. Fortunatamente l’intonazione non è mai stata un problema, ma cantare mi metteva molta ansia e provavo tanta vergogna, sicuramente legata alla poca autostima. Avevo anche pochissima proiezione vocale, probabilmente proprio per questo.

Oggi posso dire di sentirmi abbastanza equilibrata in tutte e tre le discipline, e per me questa è una grande soddisfazione, soprattutto perché sono riuscita a lasciarmi alle spalle tante ansie e paranoie.

Il mondo dello spettacolo può essere competitivo e talvolta critico. Hai mai affrontato episodi di body shaming in questo settore? Se sì, come li hai superati?

Fortunatamente non ho mai vissuto episodi veri e propri di body shaming nel mondo dello spettacolo, ma ci sono stati momenti, soprattutto durante alcune audizioni, in cui mi sono sentita un po’ fuori luogo. A volte basta uno sguardo, un’espressione, per farti mettere in discussione, anche se nessuno ti dice nulla apertamente.

In quei momenti cerco di ricordarmi che ognuno ha il proprio percorso, il proprio corpo e la propria unicità. Cerco di trasformare il mio corpo in un punto di forza, qualcosa che mi renda diversa, ma non per questo inferiore ad altre persone.

Tracy è un personaggio che sfida gli stereotipi e celebra la diversità. In che modo questo ruolo ha influenzato la tua percezione di te stessa e del tuo corpo?

Diciamo che io partivo da un livello di autostima molto basso. Nella mia vita il bullismo è sempre stato presente, e purtroppo, in qualche forma, lo è ancora. Mi è sempre risultato difficile parlarne: sono una persona che tende a tenersi dentro certe preoccupazioni, certi pensieri. Per me, purtroppo, è diventata una quotidianità… esci di casa sapendo che qualcuno ti giudicherà, anche solo con uno sguardo.

Ecco perché interpretare Tracy ha rappresentato qualcosa di molto più grande di un semplice ruolo. Darle voce è stato come dare finalmente voce a una parte di me che faticava ad uscire. Tracy mi ha insegnato che non devo chiedere scusa per come sono fatta, mi ha insegnato a sognare in grande, ballare, amare e vivere… senza sentirmi di troppo.

Ha cambiato il modo in cui mi vedo.

Non è un percorso finito, ci sono ancora giorni difficili, ma oggi sento di avere uno strumento in più per affrontarli. E questo, in gran parte, lo devo a lei.

C'è stato un momento sul palco, durante Hairspray o Spring Awakening, che ti ha particolarmente emozionata o che ricordi con affetto?

Certo, ci sono stati tantissimi momenti emozionanti. Uno in particolare per me è stato il momento dei saluti finali di Hairspray il giorno della prima. È difficile spiegare a parole cosa ho provato in quell’istante… era un mix di adrenalina, gratitudine, commozione.

Mi sono guardata intorno, ho visto il pubblico in piedi, i miei colleghi accanto a me, e ho sentito dentro un’emozione indescrivibile. Dopo tutte le insicurezze e le paure… lì ho sentito che ce l’avevo fatta.

È stato un momento in cui ho davvero capito il potere che ha il teatro: non solo quello di emozionare chi guarda, ma anche di trasformare chi lo vive.

Quali sono i tuoi rituali o abitudini prima di salire sul palco per una performance?

Essendo una persona estremamente ansiosa, ho bisogno di spengere il cervello e di distrarmi. Una cosa che mi aiuta moltissimo è la musica, in modo particolare mi piace ascoltare quel tipo di canzoni da urlare a squarciagola. Ad esempio, sono una grande fan della Disney, quindi nel mio camerino vanno per la maggiore album come High School Musical o Camp Rock.

Cosa ti auguri che il pubblico senta uscendo da uno spettacolo in cui c’eri tu?

Quello che mi auguro più di tutto è che il pubblico esca dallo spettacolo portandosi via un’emozione. Può essere commozione, leggerezza, ispirazione… qualunque cosa, purché abbia toccato qualcosa dentro di loro.

Per me, riuscire a emozionare chi mi guarda è la parte più importante di questo mestiere. È uno dei motivi per cui lo faccio. Se anche solo una persona, uscendo dal teatro, si sente un po’ diversa da com’era entrata, allora sento di aver fatto davvero il mio lavoro.

Oltre al teatro, hai altre passioni o interessi che coltivi nel tempo libero?

Ci sono tante cose che mi appassionano, ma tra tutte sento un legame speciale con il mondo del make-up, della moda e della fotografia.

Che consiglio daresti ad altri giovani artisti che desiderano intraprendere una carriera nel teatro musicale?

Il consiglio più importante è quello di non dimenticare mai il motivo per cui si sceglie di fare questo mestiere. Ci saranno tantissimi momenti in cui sembra di non farcela, in cui tutto fa pensare di non essere abbastanza, ma è proprio in quei momenti che serve tenere duro.

Intestardirsi su ciò che risulta più difficile è fondamentale, perché sono proprio quelle sfide a far crescere davvero. Nulla arriva per caso: nella vita, e forse ancora di più nel musical, le cose vanno sudate.

È un percorso fatto di passione, sacrifici e tanta determinazione. Ma quando si ama davvero quello che si fa, ogni piccolo passo in avanti, ogni porta che si apre, diventa la conferma che ne vale la pena.

Se potessi vivere in un musical per sempre, quale sarebbe?

Senza ombra di dubbio Hairspray. Forse perché è pieno di energia, parla di sogni, rivincita, accettazione e voglia di cambiare le cose. E poi c’è Tracy, che con coraggio e un grande sorriso si prende il suo posto nel mondo. Mi ci ritrovo tanto.

Quando ti rivedremo nei panni di Tracy? Spoileraci un po'...

Dal 9 ottobre mi vedrete sicuramente più spesso di quanto vorreste! Tracy è pronta a tornare e preparatevi perché come sempre non mancheranno energia, balli e divertimento. Non vedo l’ora di tornare sul palco e farvi vivere un’altra volta questa avventura!

DOMANDA DI RITO: Quando togli il costume, il trucco, i riflettori… chi rimane?

Rimane Andrea. Una persona come tutte le altre, con i suoi sogni, le sue insicurezze e le sue sfide quotidiane. Il palco è una parte di me, ma fuori da lì sono semplicemente Andrea, con la voglia di crescere, imparare e restare sempre autentica

Dalle note ribelli di Spring Awakening ai colori accesi di Hairspray, Andrea Garota ci ricorda che il musical non è solo spettacolo: è una dichiarazione d’intenti, un inno alla libertà personale.

Con grinta, umanità e una risata che contagia il cuore, Andrea ha lasciato il suo segno sulle tavole del Regno.
E noi, fieri di averla avuta tra i nostri ospiti, custodiamo le sue parole come si fa con le melodie che restano anche quando il sipario cala.

Il viaggio continua, e noi non vediamo l’ora di scoprire il prossimo atto della sua storia. 👑✨

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