A CARTE SCOPERTE con Asia Retico

Nel Regno del Musical, ci sono talenti che arrivano in punta di piedi… e poi esplodono sul palco come fuochi d’artificio.
Oggi apriamo le porte della nostra rubrica A Carte Scoperte a una giovane artista: Asia Retico.

Asia incarna quella magia rara che nasce quando talento e verità si incontrano.
Abbiamo parlato con lei di sogni, prove, audizioni, prime volte, paure che si trasformano in forza e di quella luce che non si insegna… ma si riconosce. ✨

Ogni regno ha bisogno delle sue stelle nascenti.

Com’era il tuo “io artista” da bambino o adolescente?

Da quello che so tramite i racconti della mia famiglia, a quanto pare sapevo già da
piccolissima di voler stare su un palco. Fortunatamente grazie ai miei nonni ho sempre visto
molto teatro, ma il più grande merito va di certo ai miei genitori (specialmente mia mamma,
che ha un forte estro artistico). Come a tanti altri, mi piaceva cantare, organizzare spettacoli
in salone quando c’erano ospiti, e il mio periodo preferito a scuola era quando si preparava
la recita di fine anno. Mi era molto facile imparare qualsiasi cosa a memoria, quindi a un
certo punto è diventato quasi un gioco. Al liceo ho scelto di frequentare un indirizzo del liceo
Classico a potenziamento di arti sceniche e teatrali, ed è stata una grandissima fortuna
averlo vicino casa perché ne esistono pochi.
Da quel momento in poi credo di non aver mai avuto dubbi su come volevo che fosse la mia
vita lavorativa, e per quanto difficile potesse essere credere in questo, sono stata molto
fortunata ad avere accanto la famiglia che ho.

Noi ci siamo conosciuti perché hai partecipato e vinto la prima edizione de “La Giostra del Musical”, format prodotto da Musical Times quando ancora non avevi iniziato la tua carriera nel mondo del musical. Diciamo che è stato il tuo puntino di partenza. Che ricordo hai di quell'esperienza e quanto ti è servita per lanciarti fino in fondo in questo settore?

Ho ricordi molto belli perché è stato il mio primissimo approccio pratico al musical. Mi
piaceva cantare e recitare, entrambe discipline che già studiavo, ma non avevo mai pensato
di unire le due cose (a parte in qualche esperienza come cast artistico in villaggio). È stato
anche un bel modo di passare il tempo durante il lockdown e i periodi più “chiusi” della
pandemia, mio padre mi aiutava a realizzare i video e ci divertivamo molto. È grazie a quei
video che i miei genitori sono entrati più in contatto con quello che amavo fare, perchè prima
mi vergognavo molto a provare a cantare in casa con loro che potevano sentirmi.
Quell’esperienza mi è di certo servita per avere la spinta in più a tentare questa carriera: la
giuria che sentivo parlare di me ha sempre avuto buone parole per i miei video, e devo
ammettere che in un momento delicato come la fine del liceo, quando devi scegliere cosa
fare della tua vita, sono state le parole giuste. Con grandissimo affetto (mi permetto!) mi
rivolgo soprattutto a Lucio Leone, che è stato poi mio insegnante di storia del musical in
SDM.

Ti sei diplomata in SDM e poi subito dopo è arrivato il tuo primo ingaggio lavorativo nel mondo del musical: Caino e Abele. Cosa puoi dirci di quell'esperienza?

Dopo l’accademia ho iniziato immediatamente a fare tutte le audizioni che potevo. I primi
rifiuti hanno fatto un po’ male, ma ora so che non erano i miei momenti. Caino e Abele è
stato un fulmine a ciel sereno, lo portiamo in scena ancora adesso ed ogni volta che indosso
quegli abiti non posso che essere grata a chi mi ha dato la mia prima possibilità. Devo dire
che grazie alla SDM ero molto pronta al mondo del lavoro, già di mio sono una persona
quadrata e che vuole sempre fare le cose come si deve. Ero ovviamente la più piccola del
cast, ma raramente mi sono sentita così accolta e ascoltata. Una menzione speciale va al
regista Ariele Vincenti, che ha una cura ammirevole nei confronti del lavoro che svolge, e al
produttore Massimiliano Franco, che è veramente una delle persone più attente, buone e
generose che abbia mai conosciuto.

Attualmente sei nel cast di “Anastasia”, con la regia di Federico Bellone, che sta riscuotendo un grande successo. Tu sei parte dell'ensemble e interpreti Anastasia da piccola. Qual è stato il tuo approccio a questo personaggio? Hai avuto qualche difficoltà nell'allestimento?

Ho iniziato dalla base, informarmi. Ho visto, letto, ascoltato tutto ciò che potevo. Dal primo
giorno di sala prove sono stata molto attenta a ciò che faceva Anastasia adulta (Sofia
Caselli), non per copiarla ma per immaginare come potesse essere la sua Anastasia donna,
da bambina. Siamo molto simili, e lei è un’attrice generosissima (oltre ad essere pazzesca).
L’allestimento è stato un periodo travolgente: stancante, certo, ma quella sala prove penso
di non poterla dimenticare facilmente. C’era tanta cura, tanto amore e passione in ognuno di
noi, e il team creativo era veramente quello dei sogni. La mia difficoltà, se proprio voglio
trovarne una, è stata smettere di giudicarmi per ciò che facevo, soprattutto nella danza.
Fortunatamente ho dei compagni di scena che mi hanno fatto dimenticare ogni giudizio, a
partire da Andrea Spata (dance captain) che mi ha aiutata a pulire, sempre con modi più che
gentili e disponibili, ed Elena Idini che è stata ed è la mia compagna di tournée!

Lavori con un grande regista, Federico Bellone. Com'è stato essere diretta da lui? Raccontaci un po' di chi è Bellone lontano dagli occhi del pubblico

Da spettatrice ho sempre ammirato le regie di Federico Bellone, perché è tutto giusto e
curato. Ha le idee molto chiare, è efficace nelle richieste, ha un linguaggio accurato ed è
molto attento alle esigenze di tutti, oltre che estremamente appassionato al lavoro che fa.
Molti del cast raccontano di questa sala prove da sogno, dove è nata veramente la magia, e
io non posso che confermare che è stato esattamente così. Oserei definirlo un genio
visionario, senza nessuna esagerazione. Il primo giorno di prove ci ha raccontato come
vedeva lo spettacolo, ed è sorprendentemente quello che oggi vede il pubblico. Poi è stato
meraviglioso vedere la grandissima intesa che ha con Chiara Vecchi (regista associata e
coreografa), vederli lavorare insieme e creare ciò che facciamo ad oggi. Ma soprattutto,
personalmente, mi ha trasmesso grande amore e rispetto per questo spettacolo e per
questo lavoro in generale, quindi non posso fare altro che ringraziarlo ancora.

Cosa ti aspetti per il tuo futuro dopo Anastasia?

Come tutti, audizioni, audizioni e audizioni!
Non mi aspetto nulla in particolare, voglio solo continuare a studiare e a insistere. Per
adesso, ad esempio, non riesco ancora a vedermi dietro ad una videocamera, è un
linguaggio che non conosco e un po’ mi spaventa, quindi credo che il mio posto continuerò a
cercarlo in teatro.

Qual è il tuo “Dream Role”?

Sembrerà assurdo ma non ne ho uno in assoluto. Essendo una persona realistica (a volte
troppo) mi è difficile sbilanciarmi e sognare tanto in grande, ma con ogni probabilità sarebbe
un ruolo molto cantato e molto difficile, perché mi piace mettermi alla prova.

Dai social vediamo che l'amore va a gonfie vele. Hai mai trovato difficoltà a far conciliare vita privata con un lavoro che ti fa girare per l'Italia?

Ecco qui, preparate l’insulina!
Mai. Mi sposo quest’anno a luglio a 23 anni, e non ho mai avuto dubbi sul fatto che Matteo
fosse l’uomo della mia vita dai primi 10 minuti in cui abbiamo parlato. Ha avuto una vita
simile alla mia, lui è un nuotatore professionista, e come si può immaginare ha rinunciato
forse a più cose di me per arrivare dov’è adesso. Allenamento tutti i giorni, niente feste e
gite, poche vacanze e tante trasferte in giro per il mondo. Quindi capisce cosa significa il
sacrificio, ancora più di me, e non mi ha mai fatto pesare nulla. È la persona migliore che
conosco, il mio fan numero uno, e per me è ancora assurdo pensare che ha scelto di
passare il resto della vita con me che lo faccio impazzire e gli faccio vedere 20 repliche degli
spettacoli che faccio. Però ogni volta lui è lì che applaude e piange, e che mi manda un
bacio quando lo guardo durante i saluti finali. E io non posso chiedere di meglio, perchè per
me non esiste.

Cosa vorresti che si sapesse di più sul mondo del musical?

Mi limito a pochi ma buoni must, altrimenti finisco di scrivere nel 2027!
Non iniziamo a cantare dal nulla. Non siamo persone che non eccellono in nessuna delle
discipline e quindi fanno tutto insieme. Non siamo meno preparati o talentuosi rispetto ad
altri tipi di artisti. Se “non ti piacciono i musical”, forse non hai trovato quello giusto per te. E
infine il tormentone: sì, è un lavoro.

DOMANDA DI RITO: Quando togli il costume, il trucco, i riflettori… chi rimane?

È difficile dare una risposta che non sia retorica… resto io, una ragazza di 23 anni che si è
addentrata da poco nel mondo degli adulti e che sta ancora capendo come gestire le cose.
Uccido tutte le piante che dico di amare, vorrei tanto un cagnolino ma viaggio troppo, non so
avere a che fare con gli insetti, sposto i mobili ogni sei giorni, e non ho ancora capito a che
serve il percarbonato di sodio ma l’ho comprato lo stesso. In compenso ho una famiglia
meravigliosa, un quasi marito che se lo avessero inventato apposta non sarebbe comunque
stato così, e per ora direi che ho tutto ciò di cui ho bisogno. Il resto arriverà al momento
giusto!

Con parole sincere Asia Retico ci ha ricordato che il teatro è prima di tutto casa.
Un luogo dove si cresce, si cade, si scopre chi si è — e dove il cuore trova il suo ritmo.

Noi del Regno siamo fieri di averla accolta a carte scoperte, certi che questo sia solo l’inizio di una storia che merita di essere raccontata… e applaudita.

Il sipario si chiude, ma le luci restano accese.
Perché quando un’anima vera calca la scena… il Regno non dorme mai. 👑

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